#MAG10 Tra scarti agricoli e moda, il futuro delle fibre cellulosiche
Il Magazine di Solo Moda Sostenibile
Cosa hanno in comune il settore moda e il food? Con l’ottimizzazione dei processi e delle tecnologie, i rifiuti agricoli possono essere un’ottima risorsa per il mondo della moda. E poi entrambi i settori hanno problemi di sovrapproduzione: per questo motivo la Commissione Europea ha deciso di unirli nella proposta di revisione della Direttiva sui rifiuti, affermando “anche se i tessili e gli sprechi alimentari hanno le proprie specificità, condividono una base giuridica comune con la Waste Framework Directive e sono soggetti agli stessi obiettivi generali”.
Quali sono questi obiettivi? In primis la riduzione degli sprechi. In entrambi i settori ci sono problemi di overproduction e consumo eccessivo, che portano alla creazione di masse di rifiuti che devono essere gestiti.
Il food e il tessile non hanno in comune solo questi gravi problemi, ma, con un po’ di ricerca e cercando nuove alleanze, possono anche trovare soluzioni comuni. Gli scarti di un’industria possono diventare risorse per l’altra industria. Certo non sto parlando del cibo avanzato, sto parlando dei sottoprodotti agricoli, che sono un quantitativo molto importante di risorse.
LA TERZA VIA Il dibattito sulle fibre si sta sempre più polarizzando tra le fibre naturali e quelle sintetiche: ma c’è una terza via, ed è quella delle fibre cellulosiche, trattate sempre con attenzione per i loro impatti nella produzione. Non possono essere la risposta alla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, ma trovare soluzioni alternative per estrarre lignina e cellulosa da scarti dell’industria dell’alimentazione, può essere una strada per salvaguardare le foreste e ridurre lo spreco di risorse. Nel Material Report di Textile Exchange si legge “Con un volume di produzione annuale di circa 7,3 milioni di tonnellate, fibre cellulosiche artificiali, compresi viscosa, acetato, lyocell, modal e cupro detengono una quota di mercato pari a circa il 6% della fibra totale prodotta al mondo”
Questa tipologia di fibre ha due criticità: nell’approvvigionamento della materia prima e nel processo di produzione. La cellulosa utilizzata per la creazione di fibre tessili di buona qualità viene da foreste, in diversi casi certificate e create per questo scopo, ma ci sono anche situazioni poco chiare che sfuggono al controllo. Nel marzo 2022, PEFC e FSC hanno annunciato il divieto di approvvigionamento di legno certificato proveniente da Russia e Bielorussia. A causa della guerra, entrambe le certificazioni hanno annunciato la decisione di non certificare legno proveniente da quelle zone. In altre zone del mondo si assiste alla distruzione indiscriminata di foreste, anche secolari, senza nessun controllo.
Trovare fonti di approvvigionamento alternative è una strada che deve essere percorsa velocemente.
Un recente studio di cui vi parlerò tra poco, ha concluso che in Nord America i residui di soia, grano, riso, sorgo e canna da zucchero sono ampiamente disponibili e sono i candidati più adatti per la conversione in fibra tessile. Pensate che meraviglia usare gli scarti, che invece di essere gettati, diventano risorsa per un altro settore. Questo è il pensiero circolare che ci piace!
E’ un tema molto affascinante secondo me, che stimola a cercare nuove soluzioni e a vedere con occhi diversi le materie che utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Per questo ho deciso di dedicare un numero del MAG ad approfondire questo tema.
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