#240 La moda alza (finalmente) la voce
La newsletter di Solo Moda Sostenibile
C’è una energia nuova che arriva da Venezia, dove si è svolto il Venice Sustainable Fashion Forum, promosso da Confindustria Moda, The European House – Ambrosetti (TEHA) e Confindustria Veneto Est. Una ventata di positività grintosa, di un settore che ha voglia di far sentire la propria voce e di non arrendersi alle difficoltà che il sistema sta affrontando. Aziende della filiera, non solo tessile ma di tutto il comparto moda, e tanti brand, hanno dialogato dentro e fuori dalle sale del convegno.
Se qualcuno ha detto che il made in Italy è sotto attacco, la strategia di difesa può essere elaborata solo da una forte strategia comune. C’erano anche il presidente della Camera della francese Pascal Morand e quello di Euratex Mario Jorge Machado che, un po’ com’è neo suo stile, ha richiamato il settore alla battaglia: “We need to be loud in Bruxelles!”.
In effetti la filiera moda non sembra avere più voglia di stare in silenzio, di giocare le partite in sordina, forse nemmeno di mediare. Gli esponenti del Governo annunciati nel programma hanno perso l’occasione di venire a incontrare gli imprenditori, ma senza dubbio dovranno fare i conti con la loro determinazione.
Si è parlato anche di narrazione e di quanto lo storytelling riesca a influenzare il successo delle strategie e della transizione. Ecco perché oggi vi racconterò solo le buone notizie che sono emerse dal Forum.
VERSO UNA UNIFICAZIONE DEGLI AUDIT SULLA FILIERA
I brand hanno capito che la filiera è sottoposta a un forte stress per le continue richieste di dati, monitoraggi e audit. L’obiettivo è quello di cercare di trovare uno strumento unico per i brand che contenga le informazioni necessarie per impostare attività di miglioramento.
E’ nato così l’European Fashion Accelerator all’interno del Fashion Pact: un gruppo di otto brand (tra i quali Prada, Chanel, Moncler, Zegna) hanno lavorato insieme per predisporre un questionario unico da sottoporre alla filiera produttiva per creare un allineamento su alcuni temi ambientali, in primis la decarbonizzazione.
Ympact, con la collaborazione di Confindustria Moda, ha invece creato un sistema di autovalutazione per le aziende che tocca sia i temi ambientali che sociali. I dati caricati sulla piattaforma della società, potranno essere utilizzati dai brand per valutare i fornitori: l’obiettivo è aprire il sistema non solo alle aziende che aderiscono a Ympact, ma in generale a tutte. Attualmente è in corso una fase di revisione del draft aperto a chi vuole partecipare, ma il 30 novembre il sistema sarà lanciato ufficialmente.
Non dobbiamo poi dimenticare che il Politecnico di Milano sta lavorando allo sviluppo della piattaforma prevista dal protocollo sulla legalità firmato presso la Prefettura di Milano. Anche in questo caso l’obiettivo è qualificare la filiera, andando a individuare aspetti specifici oggetto di autodichiarazione e poi di verifica.
Si tratta di sistemi implementati per tenere conto della specificità delle aziende della filiera italiana. Mi resta da capire se e come si andranno a integrare con iniziative che hanno obiettivi simili, come Higg o Social & Labour Convergence Program: le aziende, anche italiane, che lavorano con brand internazionali di fascia media, già stanno utilizzando questi sistemi, che di fatto nascono per unire e condividere la raccolta di informazioni sulla filiera.
LA SOSTENIBILITA’ NON E’ UN PESO MA UN’OPPORTUNITA’
Come sempre, l’illustrazione dello studio “Just Fashion Transition” è stata molto interessante e ricca di spunti. Ho preferito fare un articolo a parte per essere certa di non dimentica niente. Potete leggerlo sul sito a questo link.
Tanti brand presenti al Forum, sia dal palco che di fronte a un caffè, hanno condiviso le loro ambizioni e la loro visione sulla responsabilità e sulla sostenibilità. C’è da domandarsi se le aziende della filiera possano essere all’altezza di queste sfide. Lo studio dimostra che anche le piccole imprese, quelle con un fatturato inferiore a 5 milioni di euro, hanno investito: tra il 2023 e il 2025 hanno incrementato gli investimenti in performance di sostenibilità del 13%, per allinearsi all’impegno delle imprese più grandi.
A INIZIO 2026 ARRIVERA’ L’EPR ITALIANA
Lo ha annunciato Laura D’aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile del MASE, nel corso del suo intervento. L’adozione dell’EPR è uno dei provvedimenti ritenuti strategicamente più importante dagli imprenditori del settore, uno dei pochi in grado di mettere in moto concretamente la transizione sostenibile.
Laura D’Aprile ha evidenziato anche alcune criticità nella raccolta dei rifiuti tessili, però: secondo i dati ISPRA nel 2023 è stato raccolto solo il 13% dell’immesso al consumo. Ha fatto notare che si tratta di un dato sottostimato, che questa percentuale è in realtà addirittura inferiore perché non essendo ancora operativo il registro dei produttori, è difficile sapere quanto sia il reale immesso al consumo. Lavorare su questo punto è fondamentale per attivare qualsiasi percorso EPR.
Se volete conoscere meglio il contenuto della proposta di EPR italiana, potete ascoltare l’intervista a Laura D’Aprile per un episodio del podcast.
FINALMENTE UN PIANO STRATEGICO PER LA MODA
Lo ha annunciato Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, nei saluti conclusivi del Forum. Si tratta di un piano strategico al 2035, per uscire dalla logica del breve periodo e spostare avanti lo sguardo. “Spero che si trasformi in un progetto di politica industriale”, ha detto.
Sempre nelle sue conclusioni, Sburlati ha fatto tre appelli al Governo:
che sia riproposto il credito d’imposta sulla ideazione estetica dei campionari, fondamentale per le aziende del settore;
che i soldi destinati a Industria 5.0 (6 miliardi di euro, di cui 2 non ancora utilizzati) siano spostati su Industria 4.0 per agevolare il rinnovo dei macchinari;
e infine che sia adottata presto l’EPR.
“Da Venezia parte un messaggio chiaro e condiviso: la sostenibilità non è un costo, ma la nostra identità industriale e il vero motore della competitività del Made in Italy. Il settore moda italiano ha oggi la responsabilità e l’opportunità di guidare la transizione verso un nuovo modello produttivo fondato su innovazione, legalità e rispetto delle persone e dell’ambiente”, ha concluso Sburlati.
Non so se avete letto sulla stampa in questi giorni che c’è un delfino che nuota di fronte a Piazza San Marco. Alcuni fortunati ospiti del Forum l’hanno visto, non io. Ci ricorda che, anche se le condizioni sembrano avverse, la laguna è un buon posto in cui stare, anche grazie alla resilienza della straordinaria comunità di Venezia che lavora per preservare l’unicità di questo luogo dal cambiamento climatico.
Ecco, penso che le aziende della moda siano un po’ come quel delfino a Venezia.
Buon caffè
Da leggere:
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C’è tempo fino al 12 novembre per iscriversi al master universitario di I livello dell’Università degli Studi di Firenze “Eco-Fashion Design per la moda sostenibile e circolare”. Si svolge in forma mista, con attività di formazione online e workshop pratici in presenza. Io faccio parte del Comitato Scientifico e mi occuperò della parte relativa alla Gestione della catena di fornitura.
Potete trovare qui il volantino con tutte le info.
Il 6 novembre alle 18 ci sarà un OPEN DAY online: potete iscrivervi qui
Un saluto veloce, stamani sono in gran ritardo. La prossima settimana uscirà un nuovo episodio del podcast: parleremo di fibre e di foreste, tra le altre cose. Vi ho un po’ incuriosito?
Scrivetemi a silvia@solomodaostenibile.it





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