#227 E' la depolimerizzazione la soluzione al problema dei rifiuti tessili?
La newsletter di Solo Moda Sostenibile
La maggioranza dei rifiuti tessili post-consumo si compone di abiti di bassa qualità in poliestere, che non vengono riciclati e che finiscono in discarica e in inceneritore. Ce lo siamo detti tante volte. Una soluzione per riciclare questi materiali ci sarebbe: è la depolimerizzazione. Una tecnologia matura, ormai facilmente accessibile, più efficiente dal punto di vista energetico rispetto ad altri metodi di riciclo chimico come la pirolisi. Eppure l’uso di questa tecnologia non sta aumentando. Lo afferma lo studio “The Textile Recycling Breakthrough: Why policy must lead the scale-up of polyester recycling in Europe”, realizzato da Systemiq, con il supporto anche di Textile Exchange.
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Produrre poliestere riciclato da rifiuti tessili post-consumo in Europa costa circa 2,6 volte di più rispetto al costo medio del poliestere vergine in Asia. Esistono difficoltà di accessibilità sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda. Dal lato dell'offerta, l'accesso alle materie prime di scarti tessili nella qualità e quantità necessarie per il riciclo su larga scala rimane un problema. Dal lato della domanda, l'attuale sovrapprezzo di circa 2,6 volte fa sì che la maggior parte dei marchi continui a preferire il poliestere vergine più economico o il poliestere riciclato da bottiglie di bevande in PET, mentre la filiera produttiva ha scarsi incentivi a incorporare questo materiale di propria iniziativa.
Le tecnologie di depolimerizzazione esistenti sono sia ecologicamente vantaggiose che tecnicamente in grado di produrre output equivalenti a quelli del poliestere vergine, con il potenziale di ridurre significativamente le conseguenze negative della crescente produzione di rifiuti tessili e di ridurre le emissioni di gas serra (GHG) rispetto alla produzione di poliestere vergine.
Però per raggiungere un punto di svolta per rendere il riciclo dei rifiuti di poliestere attraverso la depolimerizzazione più competitivo rispetto alla produzione di poliestere vergine da combustibili fossili, devono essere soddisfatte due condizioni: convenienza e accessibilità.
.E qui entra in gioco la legislazione, evidenzia il report: solo dalle norme può partire la spinta al cambiamento. Il report evidenzia 10 azioni che dovrebbero essere messe in campo per innescare la svolta. Innanzitutto implementare la progettazione per il riciclo: la progettazione per il riciclo è un passo fondamentale. Promuovere una progettazione tessile più sostenibile utilizzando una gamma limitata di materiali, evitando miscele di fibre difficili da riciclare, selezionando coloranti e additivi che non ostacolano il riciclo, evitando componenti incollati, utilizzando materiali identificabili dai riciclatori ed evitando materiali rivestiti può aumentare drasticamente la riciclabilità dei capi.

Gli esperti suggeriscono che circa 1/3 dei prodotti tessili potrebbe essere riprogettato senza comprometterne la funzionalità. Si tratta di un intervento a basso costo che migliora direttamente le inefficienze di selezione, pre-trattamento e riciclo, rendendo la lavorazione delle materie prime più semplice ed economica.
Anche istituire una raccolta differenziata capillare è importante per aumentare la consapevolezza dei consumatori e quindi la quantità di materie prime, deviandole dall'incenerimento o dalla discarica. Con campagne di sensibilizzazione per ridurre la contaminazione, si prevede che i tassi medi di raccolta nell'UE raggiungeranno il 43% entro il 2030 e il 50% entro il 2035, ma richiederanno un periodo di accelerazione significativo.
Le specifiche qualitative dei volumi di materia prima non sono né standardizzate né trasparenti, con conseguenti incertezze di approvvigionamento sia per gli operatori addetti alla selezione per il riciclaggio (tipo e livello di contaminanti inclusi) che per i riciclatori. Il report suggerisce anche di fare chiarezza sulle regole commerciali per l'esportazione di rifiuti tessili, una condizione abilitante finale per l'accesso alle materie prime. Stabilire precisi limiti legali che definiscano l’“end of waste” e distinguano i pellet di poliestere riutilizzabili e riciclati dai rifiuti consentirebbe l'esportazione solo di materiali riutilizzabili o poliestere riciclato.
Insieme, queste azioni potrebbero affrontare la frammentazione sistemica che attualmente limita la disponibilità di materie prime (senza trascurare le problematiche di finanziamento legate al divario economico unitario identificato in precedenza). Tuttavia, per scalare la depolimerizzazione, una forte domanda a valle è altrettanto essenziale.
SONO STATI ASSEGNATI I GLOBAL CHANGE AWARD
Si tratta dei premi assegnati dalla H&M Foundation che ogni anno seleziona 10 innovazioni che in alcuni casi arrivano davvero sul mercato: ad esempio Vegea, Orange Fiber, Textile Genesis, sono progetti che hanno vinto il premio e sono riusciti a terminare la fase di sviluppo del progetto. Ogni vincitore ottiene 200 mila euro e un intenso programma di tutoraggio.
I vincitori di quest'anno provengono da tutto il mondo, dalla Germania al Ghana, dall'India al Regno Unito, con idee che spaziano dal riciclo intelligente alle pompe di calore progettate per sostituire le obsolete caldaie a gas e a gasolio, fino ai sistemi circolari che favoriscono un'integrazione capillare.
Vi segnalo tre progetti che mi sono piaciuti:
DecoRpet (Cina) – Un processo di decolorazione a bassa temperatura che riduce il consumo di energia e fornisce PET riciclato di alta qualità per la produzione di nuovi tessuti. Changemakers: Youbing Mu, Xiaobo Wan e Shuang Su
Renasens (Sweden) – Tecnologia senza acqua e senza sostanze chimiche che trasforma i rifiuti tessili misti in materie prime - nessuna depolimerizzazione, nessun inquinamento. Changemaker: Giada A. Bouledjouidja
A Blunt Story (India) – UNCRUDE® è una suola priva di plastica, realizzata con materiali biologici e riciclati, che rappresenta un netto distacco dalle calzature a base fossile. Changemaker: Chandni Batra
Qui trovate la lista dei vincitori.
LA UE PRESENTA LA SINGLE MARKET STRATEGY
La Commissione europea ha presentato una strategia per il mercato unico volta a creare un mercato interno europeo più semplice, omogeneo e solido. La strategia definisce azioni coraggiose per ridurre gli ostacoli esistenti che ostacolano il commercio e gli investimenti intra-UE, aiuta le PMI a operare e ad ampliare le proprie attività e alleggerisce il carico di lavoro delle imprese promuovendo la digitalizzazione. La strategia invita gli Stati membri a fare la loro parte affinché il mercato UE sia la scelta migliore per aziende, lavoratori e consumatori.
Il mercato interno è il principale motore della competitività europea. Dalla sua creazione, il mercato ha aumentato il PIL di almeno il 3-4% e ha creato 3,6 milioni di posti di lavoro. Un ulteriore completamento del mercato unico raddoppierebbe i risultati già ottenuti.
Tra i 5 punti della strategia ce n’è uno dedicato al sostegno allo sviluppo e alla crescita delle PMI: per aiutarle a sfruttare al meglio le opportunità di crescita del mercato unico, la Commissione introduce una nuova definizione di piccole imprese a media capitalizzazione, estendendo a queste ultime alcuni dei vantaggi offerti alle aziende più piccole. La strategia propone un "ID PMI", uno strumento online che offre un modo semplice per verificare lo status di PMI.
Si annuncia anche un taglio alla burocrazia, incrementando la digitalizzazione dei processi e una semplificazione per le attività di servizi. In tempi di incertezza, il mercato interno torna ad essere centrale.
E ora che si fa? Si prende il caffè! Buon weekend!
Che ruolo ha la componente metallica in un accessorio moda o in un capo di abbigliamento? Innanzitutto molto importante quando si parla di durabilità: spesso quando si rompe una cerniera o se un gancio non tiene, l'intero capo viene gettato via. Proprio per questo il tema dell'Ecodesign è una sfida che riguarda anche questo comparto produttivo. E poi è importante per la misurazione degli impatti ambientali: un capo di abbigliamento si compone non solo del materiale principale, ma anche di tutti i componenti.
Ho letto con attenzione lo Studio Strategico sulla filiera dell'accessorio metallico presentato da Flavio Sciuccati di The European House-Ambrosetti in occasione del meeting annuale di Consorzio Physis Società Benefit. Ve ne parlo nell'articolo sul blog, ma vi consiglio di leggerlo se volete capire meglio come funziona questa filiera.
Leggete qui l’articolo.
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Il 27 e il 28 maggio a Prato si parla di tessile, di legislazione in evoluzione, di economia circolare, ma anche di filiera e di innovazione. Ci sarò anche io a moderare una tavola rotonda, insieme a tanti relatori.
Qui trovate il programma e tutte le info.
Ed eccoci ai saluti. Questa settimana farò una cosa speciale, ma ve la racconto il prossimo sabato. Si avvicina la stagione delle fiere, c’è un bel movimento: lo sentite anche voi? Scrivetemi a silvia@solomodasostenibile.it