#203 "Equitable partnership": cosa ho imparato dalla conferenza di Textile Exchange
La newsletter di Solo Moda Sostenibile
La settimana scorsa si è svolta la conferenza di Textile Exchange a Pasadena: non sono andata, ma l’ho seguita virtualmente, anche grazie al fuso orario che mi ha permesso di trasferirmi in California per qualche ora alla fine della giornata di lavoro. Mi sono mancate le strette di mano e gli incontri nella pause caffè, che saranno state molto interessanti, ma tramite la app della conferenza ho trovato ugualmente il modo di scambiare un po’ di biglietti da visita e stringere contatti. Alla fine si incontrano le persone, non le aziende, ed è importante ricordarci sempre che sono i rapporti personali a rendere possibili anche progetti complicati.
Non vi sto portando fuori tema, perché questa è una delle riflessioni che mi è rimasta dopo la conferenza.
La circolarità e la gestione dei rifiuti tessili sono una sfida che non sta procedendo alla velocità sperata, ma resta una priorità: investimenti, tecnologie, competenze, devono catalizzarsi su questo obiettivo.
“Equitable partnership” all’interno della filiera e tra brand e filiera. Il percorso verso la sostenibilità di un brand ha bisogno della collaborazione dei fornitori per fare dei passi avanti. E per fare questo la filiera ha bisogno di essere supportata anche con investimenti (rileggete le newsletter sul Forum di Venezia per un po’ di dati). La transizione verso pratiche sostenibili richiede investimenti significativi ma può portare a una redditività a lungo termine.
Le nuove annunciate regolamentazioni non devono fare paura: ci sono tante cose da fare, però, e bisogna farle, anche se all’inizio non saranno perfette. Liberiamoci del pensiero a breve termine, c’è necessità di tornare a fare una programmazione a medio lungo termine. Ora l’importante è agire.
Si è parlato anche del nuovo Material Matter Standard, di cui però vi avevo già parlato nella newsletter dedicata al Natural Fiber Connect.
RIFIUTI TESSILI E CIRCOLARITA’ Dal palco di Pasadena ci sono stati interventi dedicati al tema dei rifiuti tessili. Sono state evidenziate le pressioni sui soggetti interessati della catena di approvvigionamento, compresi i riciclatori tessili, affinché si assumano rischi a breve termine senza rendimenti garantiti. E’ sotto gli occhi di tutti l’urgente necessità di un sistema della moda e del tessile che valorizzi veramente gli abiti che produce, dai materiali utilizzati fino alla fine della loro vita utile. Le aziende possono creare un valore significativo dalle risorse esistenti.
Un riciclaggio efficace dei rifiuti tessili richiede una collaborazione mirata tra gli attori della catena di approvvigionamento per migliorare i processi di raccolta, smistamento e trasporto, garantendo che i rifiuti utilizzabili vengano instradati in modo efficiente verso i riciclatori.
LA LCA DI TEXTILE EXCHANGE Textile Exchange sta lavorando a una LCA, per fornire dati dettagliati su una gamma di fibre, stabilendo un punto di riferimento scientifico per le valutazioni di impatto ambientale. Tuttavia, sia i relatori che i partecipanti hanno riconosciuto i limiti di questa metodologia, compresi i costi e la complessità, e hanno notato l’importanza di combinare parametri quantitativi con approfondimenti qualitativi e specifici del contesto per guidare un’azione significativa.
IL RUOLO DELLA BIODIVERSITA’ Oltre la metà dell’economia mondiale dipende dalla biodiversità. L’azione sostenibile non è solo una decisione morale ma una necessità finanziaria, e c’è la prova che può essere fatta: oggi, l’energia eolica e quella solare continuano a superare gli investimenti nei combustibili fossili.
LE AZIENDE DIVENTANO ATTIVISTE Il coinvolgimento attivo nella politica dei Governi è importante sia per le grandi che per le piccole imprese e può favorire il progresso e l’innovazione aiutando le organizzazioni ad affrontare le nuove normative e le sfide della conformità.
INVESTI NEI TUOI FORNITORI La legislazione futura mette a dura prova i fornitori, soprattutto quelli di piccole e medie dimensioni, che potrebbero avere difficoltà a tenere il passo. Ciò potrebbe costringerli a uscire dalla catena di approvvigionamento. E’ necessario costruire rapporti con i propri fornitori, non chiedere semplicemente informazioni. Il coinvolgimento passa attraverso alcune azioni: contestualizzare le richieste, spiegarne i vantaggi e collaborare con altri marchi per ridurre al minimo l'onere che pesa su di loro. Va superato il sistema attuale che costringe a fornitori a caricare gli stessi dati sulle piattaforme di ogni brand cliente e questo è un lavoro di sintesi che devono fare i brand. Oltre a fornire incentivi per guidare il cambiamento e trattare i fornitori come i partner che sono.
CAMBIARE IL LINGUAGGIO DELLA SOSTENIBILITA’ Con uno storyteling che trasforma la sostenibilità da problema a soluzione: questo può mobilitare un maggiore coinvolgimento del settore. Lo storytelling orientato alla soluzione che valorizza il progresso, evidenzia le esperienze quotidiane dei produttori e rende riconoscibile la sfida climatica, aiuta l’industria a coinvolgere il pubblico in modo più efficace. Questa ristrutturazione apre una finestra sulla vita dei produttori e dei lavoratori, avvicinando le parti interessate e favorendo un legame più profondo con gli obiettivi di sostenibilità.
Mi fermo qui con la conferenza di Textile Exchange, penso di avervi detto tutto.
I LAVORATORI DI LEICESTER HANNO SCRITTO AI BRAND INGLESI La loro richiesta è semplice: hanno chiesto ai brand di destinare almeno l’1% della loro produzione a Leicester, di investire su di loro, e di aiutare il distretto a diventare un modello di produzione sostenibile. Un anno fa, nell’ottobre del 2023, più di 500 lavoratori dell’industria tessile hanno manifestato a Leicester per richiedere un salario dignitoso: all’interno del distretto si sono verificati negli ultimi anni casi eclatanti di sfruttamento che hanno fatto parlare anche di condizioni di “schiavitù moderna”.
Nel formulare questa richiesta, i lavoratori che l’hanno promossa hanno anche sottolineato come questa possa essere un’opportunità per i brand che aderiranno: per creare posti di lavoro equamente retribuiti, promuovere una produzione a chilometro zero, aumentare il loro impatto sociale. Da luogo di sfruttamento a distretto che accende un faro sulla produzione di moda etica: riusciranno questi lavoratori a ottenere risposte dai brand inglesi?
Sono a caccia di buone notizie: ne avete qualcuna che volete segnalare?
Pensateci di fronte a un buon caffè!
Buon weekend
La PEF rischia di mettere fuori gioco le fibre animali? Ho fatto delle simulazioni di applicazione con la piattaforma francese Glimpact e ho scoperto che nel confronto tra una maglia in poliestere e una in lana, la materia prima lana impatta 80 volte di più di quella in poliestere.
Così un consumatore si troverà a dover scegliere tra un prodotto economico e addirittura più sostenibile e un prodotto in fibre animali che non potrà competere in nessuno dei due ambiti.
Avete provato ad usarla?
Leggete qui l’articolo completo.
Da leggere
Rifiuti tessili: come superare l’immagine delle discariche africane di abbigliamento? - Fashion Network
Fashion e politica. Che effetti avrà la nuova presidenza Trump sull’industria della moda - IoDonna
Commissione europea: Temu deve rispettare il diritto dei consumatori della Ue - Fashion United
Microplastiche nelle acque reflue: nascondono virus e batteri - Repubblica Gree&Blue
La prossima settimana parteciperò a diversi eventi, quindi avremo occasione di incontrarci:
il 13 novembre parteciperò a un panel all’interno della conferenza di The Southern Europe ZDHC, una bella occasione per parlare di chemical management e delle sfide che aspettano il settore moda. Qui il programma.
il 14 novembre alle 20,30 sarò a Bassano del Grappa, al Festival Radici Future, per una conversazione con Marco Spinelli, documentarista subacqueo e divulgatore, moderato dalla giornalista di Mediaset Alessandra Viero. Qui tutte le info.
il 15 novembre alle 17 modererò il convegno annuale di AICC, l’Associazione Italiana dei Chimici del Cuoio, che si svolgerà a Villa Sonnino, presso San Miniato. Insieme al panel dei relatori, rifletteremo sulle normative in fase di elaborazione e su come il settore si sta muovendo per andare incontro al cambiamento. Qui il programma.
Sono aperte le iscrizioni master di primo livello in “Ecofashion Design per la moda circolare e sostenibile” dell’Università di Firenze. Le lezioni si svolgeranno online nei giorni venerdì e sabato mattina, e inizieranno venerdì 31 Gennaio 2025. Saranno inoltre previste delle giornate in presenza in base a visite in azienda o partecipazione ad eventi, fiere o convegni, che verranno comunicate preventivamente.
Il Master è strutturato in 4 moduli e ogni modulo copre circa un mese (3 weekend di lezione e uno di pausa):
1) Ecodesign e valutazione della sostenibilità nel settore tessile e moda
2) Nuove tecnologie per la circolarità e tracciabilità del settore tessile e moda
3) Management della filiera sostenibile
4) Comunicazione strategica ed engagement
Io faccio parte del comitato scientifico e mi sto occupando di sviluppare il modulo di management della filiera moda sostenibile, che avrà un format molto speciale. Oltre alle lezioni teoriche, sarà arricchito dalle testimonianze di 5 manager della sostenibilità di vari brand, che approfondiranno tematiche specifiche e forniranno quindi anche un approccio operativo.
Si può partecipare all’interno master (soluzione che consiglio) oppure è possibile partecipare a un solo modulo. La prima scadenza per le iscrizioni è fissata al 18 novembre. Per maggiori informazioni potete scrivere a: master.ecofashiondesign@dida.unifi.it. Le candidature devono essere presentate seguendo la procedura alla pagina ufficiale Unifi.
Eccoci ai saluti, oggi vi ho inondato di informazioni. Potete vendicarvi intasandomi la posta con le vostre mail: silvia@solomodasostenibile.it