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Che piacere ritrovarvi, sempre qui al solito posto, di sabato mattina, di fronte al caffè! Spero che abbiate trascorso un’estate serena. Io sono stata bene, ho fatto tante cose che amo, anche se non ho fatto viaggi in luoghi particolari. Avevo bisogno di questo: un po’ del bel disordine della natura quando è lasciata libera nel mio rifugio sull’Appennino, serate con gli amici, l’uncinetto, buoni libri e tempo da trascorrere con i miei figli.
Poi, come sempre capita a fine vacanza, arriva il momento di pensare alle liste del rientro, ai cambiamenti da fare e io mi sono trovata a pensare a quelli che avrei voluto apportare a Solo Moda Sostenibile. E sapete a quale conclusione sono arrivata? che per adesso non voglio cambiare niente. Avrei fatto un restyling grafico, inserito qualche icona, forse tolto la rubrica della rassegna stampa, ma non sarebbe stato niente di sostanziale a non avrei nemmeno potuto chiamarlo cambiamento. Avrei fatto quello che tante aziende o tanti brand fanno per far capire che si stanno muovendo, anche se sono impantanati nella loro visione. Si cambia quando se ne sente il bisogno e c’è qualcosa di sostanziale in atto: altrimenti si fa solo finta e serve solo a buttare fumo negli occhi. Così qui resta tutto com’è, per adesso. Ho ancora bisogno di coccolarmi in uno spazio che sento mio e che condivido con voi. Quindi se avete iniziato la nuova stagione senza fare rivoluzioni, state tranquilli: il movimento continuo a volte impedisce di vedere le cose importanti.
Era il 2014 e sul palco del Global Fashion Forum di Copenaghen Livia Firth, founder di EcoAge, disse “E’ ora di parlare dell’elefante nella stanza”. Sono passati quasi dieci anni, ma quell’elefante nessuno l’ha spostato, è ancora lì, che sosta sereno. L’elefante e l’overproduction, una forza inarrestabile, che prende forma da modelli di business che riescono a creare profitto solo incrementando il numero di capi sul mercato. E quindi aumentando l’impatto ambientale della produzione, l’uso di materiali sintetici e l’inquinamento da microplastiche, la massa di rifiuti tessili da gestire. SIFO, il Consumption Research norvegese, ha appena pubblicato un interessante rapporto dal titolo “The Plastic Elephant - Overproduction and synthetic fibres in sustainable textile strategies”. Vengono esaminate 12 strategie tessili di sostenibilità di alcuni Paesi e di alcuni brand, per capire come questi affrontano l’aumento dei volumi di produzione, soprattutto a base sintetica. Emerge un quadro sconfortante: l’elefante è ancora lì nella stanza perché nessuno sa come spostarlo. L’overconsumption si manifesta in vari modi nel processo di produzione e di consumo, come potete vedere qui.
Questa valanga inarrestabile di prodotti è connessa all’uso sempre maggiore di microplastiche: lo studio norvegese mette in luce che sia i brand che i Paesi sono concentrati sulla misurazione degli impatti dei capi, ma lo fanno utilizzando strumenti poco efficaci.
In conclusione si legge nel report: “Le fibre rappresentano solo una piccola percentuale dell’impatto ambientale dei tessili. Non esistono fonti di dati affidabili per confrontare gli impatti ambientali dei tessili in base alla scelta delle fibre. Ciò è dovuto in parte ad analisi LCA di bassa qualità, obsolete e inadeguate, ma anche al fatto che il luogo di produzione della fibra è altrettanto decisivo quanto la fibra che viene prodotta. Gli strumenti basati sull’LCA vengono criticati anche per il fatto che, tra gli altri aspetti, favoriscono le fibre di plastica, poiché gli effetti negativi della plastica non sono inclusi nei parametri dell’LCA su cui si basano”.
La soluzione? Imparate questa parola, perché la sentirete usare spesso: DECOUPLING. In italiano potrebbe essere tradotta come “disaccoppiamento” per indicare la possibilità di ridurre gli impatti ambientali promuovendo contemporaneamente la crescita economica. La ricetta non ce l’ha nessuno, ma questa è la sfida del futuro.
Una curiosità: di tutte le policy analizzate, solo la Danimarca ha affrontato il tema della overproduction, prevedendo una riduzione del 60% della produzione tessile, anche con l’incentivazione della produzione locale e on demand.
IL GUARDAROBA “SUFFICIENTE”: LA PROPOSTA DI ZERO WASTE EUROPE E’ sempre l’elefante nella stanza l’oggetto dell’ultimo report di Zero Waste Europe, dal titolo “A zero waste vision for fashion”. L’organizzazione ha analizzato le misure previste a livello europeo per combattere il consumo eccessivo, prevedendo anche azioni educative sui consumatori, sempre più disorientati.
I tre interventi chiave proposti dal documento ai politici europei sono quelli di rafforzare quadri giuridici che funzionano, anche con la normativa EPR; guidare il cambiamento attraverso incentivi finanziari alle imprese per stimolare gli investimenti; diffondere una maggiore consapevolezza intorno al concetto di guardaroba “sufficiente”.
La sufficienza nel contesto della moda può essere definita come “limitare il consumo a un livello sufficiente per una vita sana e soddisfacente ma evitando gli eccessi’. Ma si tratta di un concetto molto soggettivo: identificare di quanti capi di abbigliamento ha realmente bisogno un individuo, richiede di prendere in considerazione la classe sociale di appartenenza, il genere e l’idee di benessere. Ma è una sfida affascinante.
Inoltre il documento suggerisce di fissare un obiettivo per la riduzione dei rifiuti tessili di un terzo entro il 2040 rispetto al 2020. Si chiede anche l’imposizione di tasse ambientali sui materiali vergini, in particolare sulla plastica vergine

STOP IMPORT ABITI USATI IN UGANDA Il Presidente Ugandese ha vietato l'importazione di abiti usati nel Paese affermando che questo soffoca lo sviluppo dell’industria tessile locale, creando un dumping di abbigliamento di seconda mano che inonda il mercato, minando la capacità dell’Uganda di scalare la catena del valore dell’industria tessile e del cotone. La East African Community, che raccoglie diversi Paesi dell’area, ha stabilito nel 2016 un divieto totale delle importazioni di indumenti usati entro il 2019, ma il Ruanda è stato l’unico paese ad attuarlo. Come conseguenza, nel 2018 gli Stati Uniti hanno sospeso il diritto del Ruanda di esportare abbigliamento in esenzione da dazi negli Stati Uniti.
Per questo inizio di stagione direi di fermarmi qui. Vi lascio al vostro caffè!
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Riparte il Corso di Alta Formazione in Management della Filiera Moda Sostenibile organizzato dal PIN, il Polo Universitario Pratese, e diretto da me. I primi iscritti e le prime iscritte sono già arrivate e anche quest’anno la classe che si sta formando è molto interessante. Vi ricordo che il corso si rivolge a chi già lavora nel settore moda e ha come obiettivo quello di approfondire diversi temi che possono implementare la strategia di sostenibilità in azienda. Qui trovate tutto il materiale informativo. Se volete avere maggiori informazioni, potete iscrivervi all’open day on line che si svolgerà il 21 settembre alle 16 (ecco il form). Potete anche scrivere a me o al PIN e saremo felici di rispondere alle vostre domande.
Si svolgerà il 28 e il 29 settembre a Biella il Natural Fibre Connect, un appuntamento dedicato al mondo delle fibre animali e vegetali, con produttori che arrivano da tutto il mondo e la partecipazione delle principali organizzazioni di certificazione che si occupano del settore. Un’occasione importante per fare il punto su strategie, criticità, opportunità, legate al mondo delle fibre naturali e anche per fare un po’ di network!
Nei giorni precedenti il convegno sono state organizzate delle visite presso le aziende a Prato e a Biella. Io ho collaborato all’organizzazione della tappa pratese, che si svolgerà il 26 e il 27 settembre. La mattina del 27 settembre presso Confindustria Toscana Nord ci sarà un convegno focalizzato sul riciclo delle fibre, con una sessione di confronto con Textile Exchange, che sta revisionando il protocollo GRS. Poi mi troverete anche a Biella il 28 e il 29, con un intervento alla conferenza.
A questo link il programma completo.
Potete utilizzare lo sconto speciale riservato ai lettori Solo Moda Sostenibile:
50US$ di sconto per la partecipazione in persona a Biella: NFC23SMS (il codice da inserire in fase di registrazione)
25 US$ di sconto per la partecipazione virtuale: VirtualNFC23SMS
Spero di incontrarvi!
Per questa settimana ci fermiamo qui. Che piacere essere tornata al mio appuntamento settimanale con voi! In settimana uscirà anche un nuovo episodio del podcast: ne ho già programmati diversi, mi ascolterete più spesso.
Per qualsiasi cosa, scrivetemi: silvia@solomodasostenibile.it