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#102 La rotta del riciclo vira verso l'Asia
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#102 La rotta del riciclo vira verso l'Asia

La newsletter di Solo Moda Sostenibile

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May 14
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Cina, Bangladesh, India: la rotta del riciclo vira verso l’Asia. Nelle ultime settimane ho letto diverse notizie di nuove iniziative che stanno prendendo forma in questi Paesi, anche con partner europei che stanno spostando in Asia la fase di selezione e riciclo dei materiali tessili. Questo per ovvie ragioni: ve ne ho già parlato tante volte che per fare una buona attività di riciclo, che sia in grado di generare materiale di un certo valore, ci vuole una buona selezione. La selezione migliore è quella fatta a mano e quindi questi Paesi hanno manodopera a basso costo che possono impiegare in quantità. E allora ecco che rotta dell’Asia diventa interessante, anche per iniziative innovative, per materiali che per affermarsi sul mercato hanno bisogno di essere prodotti in grandi numeri. Delle diverse tipologie di riciclo tessile vi avevo già parlato in questo episodio del podcast. Adesso vi spiego meglio quello che sta accadendo.

Photo by Artem Beliaikin on Unsplash

Recover è l’azienda spagnola che produce cotone riciclato: per aumentare i quantitativi di materiale che riesce a riciclare ha appena aperto una fabbrica in Bangladesh. Il nuovo polo produttivo è collocato a Dhaka, nel distretto dell’abbigliamento dove si producono abiti per tutto il mondo e quindi ci sono molti scarti di cotone. Per il Bangladesh è l’occasione di affrontare il tema della circolarità, per Recover, che ha già uno stabilimento in Pakistan, è invece l’occasione per rispondere alla domanda crescente della loro fibra.

L’India è un Paese dove la selezione degli abiti usati si fa da tempo. Al porto di Panipat arrivano da tanti anni da tutto il mondo, soprattutto dagli Stati Uniti: qui vengono selezionati, principalmente da donne, che cercano di scegliere quello che può essere utilizzato per il second hand. Il resto viene incenerito oppure viene riciclato con una tecnologia di riciclo meccanico molto sommaria, che permette di creare un filato di scarsa qualità con il quale vengono realizzate coperte d’emergenza o tappeti. Nonostante questa industria vada avanti da anni, non ha saputo cogliere valorizzare la propria esperienza e cogliere l’opportunità della circolarità, sperimentando materiali riciclati con un maggiore valore aggiunto. Il tessile indiano ha bisogno di fare uno sforzo di circolarità, ed è quello che fotografa benissimo il report “Circular Textile and Apparel in India: Policy Intervention Priorities and Ideas” del Center for Responsible Business. Nel rapporto si individuano i punti di forza e di debolezza, anche con la finalità di stimolare investimenti in questo settore sia da parte di imprenditori indiani che stranieri. L’India ha circa 100 milioni di lavoratori nel tessile, speriamo che venga fuori qualche nuova idea: il Governo sembra pronto ad accoglierle a braccia aperte.

E la Cina che fa? ha annunciato un piano per riciclare un quarto dei rifiuti tessili del Paese, con la creazione di due milioni di tonnellate di nuove fibre all'anno entro il 2025, come parte dei suoi obiettivi sui cambiamenti climatici. Il documento ministeriale che fissa questo obiettivo parla di circa 22 milioni di tonnellate di rifiuti tessili generati nel Paese nel 2020, di cui solo un quinto è stato riciclato. Il China National Textile and Apparel Council, ha affermato che la Cina attualmente ottiene fibra riciclata come materia prima principalmente da bottiglie di plastica e tessuti industriali. Solo una piccolissima quantità di vecchi vestiti viene riciclata. Presto arriveranno quindi delle linee guida per cercare di dare avvio anche a questo tipo di industria. Sono previste anche restrizioni sull’export di abiti usati: usare meglio quello che si ha è anche la loro parola d’ordine.

IL MUSEO DELLA CONTRAFFAZIONE Ho letto un articolo su The Guardian che mi ha molto incuriosito: sapete che a Parigi esiste il Museo della Contraffazione? Il commercio di prodotti contraffatti vale 600 miliardi di dollari all'anno. Fino al 10% di tutti i prodotti di marca venduti potrebbe essere contraffatto e si stima che l'80% di noi abbia maneggiato merce contraffatta o falsificata (consapevolmente o meno). I prodotti più colpiti sono quelli conosciuti nel gergo dei marketer come prodotti "masstige" (che combinano "mercato di massa" e "prestigio"): beni premium ma comunque convenienti. Un fenomeno che negli ultimi 20 anni è cresciuto del 10.000%.

Ho recentemente letto “Deluxe” di Dana Thomas (l’autrice di Fashionopolis). E’ stato scritto 15 anni fa e quindi parla di un mondo della moda e del lusso completamente diverso, ma avevo bisogno di capire cos’è il lusso e qual è la sua essenza. Forse l’esclusività? forse l’artigianalità? Quando però viene a mancare quel modo di produzione attento e unico, quando i materiali vengono assemblati scegliendo la soluzione più semplice e non quella più curata, quando i dettagli non sono più unici, allora arriva anche la copiatura. E il consumatore (non sempre inconsapevole) poco educato a riconoscere la qualità finisce a comprare un prodotto contraffatto, rendendosi complice di fatto di un reato. Non so quando tornerò a Parigi, ma una tappa al Museo la farò di sicuro.

LAVORARE NELLA MODA NON E’ PIU’ UN SOGNO: secondo l’annuale Employer Brand Research di Randstad non è più tra i settori più attrattivi (leggete qui). E’ meglio lavorare da Amazon che nella moda: in effetti negli ultimi tempi non si sono sentite cose positive sul settore e il livello di stress è sempre altissimo. Ma se la moda non è il lavoro dei sogni, se i lustrini, la creatività, la bellezza vengono preferiti ad altri settori forse percepiti come più stabili, come faremo ad attrarre i giovani per mettere in atto i cambiamenti che sogniamo?

Buon weekend!


Si può coltivare il cotone in Italia? Si faceva e si può fare ancora oggi, con risultati interessanti. L’idea è venuta tre anni fa a due imprenditori pugliesi, Pietro Gentile e Michele Steduto, fondatori del marchio di camiceria GEST: due pionieri che adesso in tanti vorrebbero imitare. Se qualcuno pensava che la loro iniziativa fosse una meteora, si sbagliava di grosso: adesso sono pronti a mettere anche sul mercato la fibra made in Puglia. Ne ho parlato con loro nell’intervista di questo episodio.

Clicca qui per leggere l’articolo e ascoltare l’episodio. Oppure cerca il podcast su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e le principali piattaforme.


Da leggere:

  1. La moda sostenibile arriva anche ad alta quota - Linkiesta

  2. Il lusso cresce su Twitter tra eventi live e Nft. L’asset è la community - Il Sole 24 Ore

  3. Lusso e moda: come gestire l’esplosione di contenuti digitali? - Fashion Network

  4. Renzo Rosso, si avvicina il sogno del polo del lusso italiano - Pambianco News

  5. Ci può essere un equilibrio tra lavoro e famiglia? - Vogue Italia


“Stracci” è su Prime Video, in Italia e in 60 Paesi anglofoni. Può essere visto in USA, Canada, Australia, UK, Irlanda e in molti altri posti del mondo. Una notizia bellissima, che ci ha reso molto felici, ma che non è un traguardo, anzi segna un nuovo inizio. Adesso che il documentario è disponibile a tutti, dobbiamo fare in modo che venga visto. Passate parola a amici e parenti, scrivete all’ex fidanzato o all’ex fidanzata inglese, condividetelo con gli zii d’America. Insomma, aiutateci a farlo girare, a far uscire questa storia dall’Italia, perché rappresenta anche un po’ il nostro modo di fare industria.

Tante persone lo stanno già vedendo e mi stanno scrivendo i loro feedback: grazie, siete preziosi e speciali. Grazie anche a tutti coloro che si sono congratulati per questo successo, qualcuno mi ha anche commosso.

Stracci resta comunque disponibile a noleggio su Chili, Rakuten e GC Entertainment.


E’ stata una settimana intensa, ma anche piena di emozioni. Sono contenta di aver pubblicato un nuovo episodio del podcast: ne sto preparando altri tre e poi mi fermerò per le vacanze. La sentite già l’aria di ferie? Io sono una donna di montagna, non di mare. Non avevo ancora letto “Le otto montagne” di Paolo Cognetti, l’ho finito ieri ed è riuscito a cogliere tante cose che trovo nei boschi.

E voi che programmi avete in queste ultime settimane prima delle ferie? anche voi avete bisogno che tutto sia sistemato per bene prima di staccare la spina? Scrivetemi a silvia@solomodasostenibile.it

Questa newsletter è frutto di un attento lavoro di ricerca. E’ un lavoro che svolgo in maniera autonoma e indipendente. Se vuoi supportarmi, offrimi un caffè.

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