#1 Selezione e raccolta degli abiti usati: una panoramica generale
Solo Moda Sostenibile MAG
Una nuova avventura inizia oggi, con l’avvio di Solo Moda Sostenibile MAG, l’approfondimento mensile di Solo Moda Sostenibile. Questo primo numero è dedicato alla selezione alla raccolta degli abiti usati, un tema secondo me fondamentale. E’ appena uscita una notizia che mi aiuta a spiegarvi perché.
La raccolta degli abiti usati e il tema del riciclaggio sono diventati centrali nella comunicazione dei brand, che vogliono mostrare il proprio impegno per ridurre il loro impatto. Ma qual è il vero destino degli abiti usati? Il canale televisivo pubblico svedese RTS 1 ha realizzato un’indagine dal risultato sconvolgente, che dimostra come gli indumenti custoditi nei container per il riciclaggio possono percorrere una media di 6.200 km su gomma o via mare. E alla fine, il viaggio termina può terminare in discarica.
I ricercatori hanno nascosto 16 tag di geolocalizzazione per tracciare gli indumenti collocati nei container per il riciclaggio in Svizzera. Oltre a enti di beneficenza come la Croce Rossa, questi sono utilizzati anche da importanti marchi di moda come C&A, H&M e Zara per i loro programmi di take back (qui la fonte della notizia). L’inchiesta ha rivelato che alcuni vestiti erano ancora in transito 250 giorni dopo l’inizio del loro viaggio.
Quasi la metà dei capi tracciati è finita in Europa orientale (Moldavia, Bielorussia o Ucraina), mentre il resto è finito in Asia o Sud America, tra cui Afghanistan e Venezuela o Africa. Dei 16 capi oggetto dell’indagine, due sono stati rivenduti nei negozi di seconda mano in Svizzera e in Italia, cinque sembrano essere ancora in transito nei magazzini e oltre il 30% dei chip di localizzazione "indica aree a rischio: lotti liberi (discariche abusive?), strade o mercati all'aperto senza un sistema di trattamento dei rifiuti".
Ad oggi, quindi, la storia del riciclo degli abiti usati è molto diversa da quella che ci piacerebbe ascoltare. C’è l’intenzione di dare una seconda vita ai materiali, ma la realtà è che è un obiettivo molto difficile da raggiungere. E mentre si aspettano le soluzioni, si temporeggia. I consumatori vorrebbero che i loro abiti avessero una seconda vita, ma non c’è una soluzione tecnologica che permetta di gestire grandi quantitativi.
Selezione e raccolta degli abiti usati: una panoramica generale
La circolarità è la sfida del momento, nel mondo della moda ma non solo. Riuscire ad allungare la vita di quello che produciamo, immaginare nuovi utilizzi dei materiali che possono avere una seconda vita, anche in altre filiere, è un obiettivo che l’industria deve perseguire. E ci sono tante iniziative in corso. Ma, come ci siamo detti tante volte, per innescare processi di riuso e di riciclo riducendo al minimo la perdita di valore, è fondamentale fare una buona selezione del materiale.
In tutti i Paesi del mondo si stanno sperimentando soluzioni che permettono di gestire l’enorme quantità di rifiuti tessili che ogni anno vengono gettati via. A questi vanno aggiunti i volumi degli scarti di produzione, ossia tutti quei materiali tessili che vengono persi durante i vari processi e che possono essere recuperati; e poi l’enorme quantità di capi invenduti, che non possono essere distrutti. Tenete sempre presente che quando parliamo di rifiuti tessili intendiamo anche calzature e accessori, così come previsto dalle normative. E sulle calzature si apre un altro bel problema.
Se questo è lo scenario, quali possono essere le soluzioni?
SOMMARIO 1. La raccolta e la selezione degli abiti usati: come funziona 2. L'esempio francese 3. Progetti in corso 4. Esperienze internazionali: otto imprese da tenere d'occhio
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