Ci piace il comfort di un capo di che aderisce al corpo, che ne segue i movimenti, che lo disegna senza costringerlo: questi risultati in fase di design di un capo si raggiungono aggiungendo un ingrediente magico, che spesso è presente in basse percentuali, ma c’è. Si tratta dell’elastan, una fibra che percentualmente rappresenta circa l’1% delle fibre prodotte al mondo, che ma che è contenuta in moltissimi capi di abbigliamento, addirittura nel 50% secondo alcuni studi. La presenza, anche minima, di questa fibra, rappresenta però un grosso ostacolo al riciclo dei capi di abbigliamento.
Uno studio della Technische Universität di Vienna si è concentrato proprio sulla riciclabilità dell’elastan, evidenziando che si tratta di un materiale che può essere definito un “killer” dei macchinari: i trituratori utilizzati solitamente per trattare i tessuti prima del riciclaggio non riescono a sopportarlo, perché provoca sporco, intasamenti e grumi nelle macchine.
Se il riciclo meccanico non è percorribile per queste ragioni, anche il riciclo chimico ha le sue criticità: per scioglierlo si usa un solvente classificato come dannoso per la salute e inoltre richiede molto tempo.
Nel laboratorio austriaco è stato sviluppato un nuovo "Strumento di quantificazione dell'elastan", un metodo di rilevamento che misura la quantità di elastan effettivamente presente in un indumento, attraverso un metodo di rilevamento si basa sulla spettroscopia nel medio infrarosso.
Si legge nella presentazione dello studio: “Ci siamo imbattuti in un solvente innocuo che rimuove selettivamente l'elastan, lasciando intatte le fibre riutilizzabili. Per il metodo è già stata depositata una domanda di brevetto. In questo modo materiali come poliestere o poliammide possono essere quasi completamente recuperati – e anche il solvente stesso può essere recuperato e riutilizzato.
Anche combinando la lana con poliestere ed elastan è possibile utilizzare i singoli componenti: la lana viene decomposta con enzimi in condizioni delicate e innocue. Questo metodo produce un cocktail di aminoacidi che può essere utilizzato nell'industria dei cosmetici o nella produzione di fertilizzanti. Nella fase successiva l'elastan viene separato e rimane il poliestere riciclabile”
Potete leggere qui lo studio completo.
Una volta individuato il metodo, l’ostacolo è rappresentato dall’industrializzazione del processo: per raccogliere una quantità di materiale che possa essere interessante per essere immessa sul mercato, è necessario trattare grandi quantità di abiti usati (in media un abito ne può contenere al massimo il 5%) e questo potrebbe rendere il processo economicamente insostenibile.
In un approccio di ecodesign, questo aspetto andrebbe preso in considerazione e quindi l’elastan dovrebbe essere inserito con maggiore attenzione, visto che può rappresentare un ostacolo al riciclo. Fortunatamente sono all’orizzonte nuove soluzioni: Lycra ha annunciato il lancio di un materiale biobased, realizzato con il mais, realizzato in collaborazione con QIRA, che dovrebbe essere lanciato sul mercato all’inizio del 2025. Ci sono altre innovazioni che stanno andando in questa direzione e l’approccio biobased sta prendendo campo nella ricerca di materiali alternativi. Auguriamoci che queste iniziative abbiano la possibilità di crescere di diventare presto disponibili sul mercato.
REGOLAMENTO UE CONTRO LA DEFORESTAZIONE Quella che sta per iniziare sarà una settimana molto intensa, con tante fiere e manifestazioni dedicate alla moda. Tra gli appuntamenti più attesi c’è Linea Pelle: sarà l’occasione per capire come il settore si sta attrezzando per adeguarsi al nuovo Regolamento UE contro la deforestazione (se volete approfondire guardate il programma degli incontri organizzati da SPIN 360 in fiera, qui trovate il programma).
Perché questo Regolamento sta creando così tanto allarme nel settore? E soprattutto siamo così certi che entrerà in vigore nei tempi previsti (fine anno)?
Proverò in maniera molto sintetica ad illustrare la questione, spero di riuscirci. E parto dalla domanda finale: siamo sicuri che la norma entrerà in vigore nei tempi previsti?
Giovedì è uscita la notizia che il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto all’Unione Europea di sospendere il Regolamento, anche per l’amento delle critiche da parte dei settori coinvolti. Hanno già espresso obiezioni Brasile, Indonesia e Malesia, che sostengono che avrà un impatto negativo sui mercati globali delle materie prime. Scholz ha affermato di condividere le preoccupazioni sollevate sul potenziale impatto che il regolamento potrebbe avere quando verrà implementato alla fine di quest’anno. Adesso si tratta di capire se altri Paesi si uniranno alle perplessità espresse dalla Germania.
Il nuovo Regolamento riguarda anche il settore della pelle, ma coinvolge altri settori che hanno una grossa rilevanza. Finalizzato nel 2023, il regolamento UE sulla deforestazione (EUDR) impone alle aziende che importano cacao, caffè, olio di palma, pasta di carta, gomma, soia, oltre a quelle della pelle, di garantire che non siano collegate alla deforestazione . A ciò ha fatto seguito l’approvazione di un regolamento sulla due diligence sui diritti umani che mira a garantire che le importazioni legate ad violazioni dei diritti umani in qualsiasi punto della catena di approvvigionamento non siano consentite in Europa. E l’ultima, la normativa sul lavoro forzato, vieterà l’importazione di qualsiasi prodotto sospettato di essere realizzato con il lavoro forzato. Sono certa che il vostro bar di fiducia vi avrà già annunciato possibili rincari per il caffè, così come per il cioccolato. Per farvi capire che la sfida riguarda numerosi settori.
Come si può ottemperare alla nuova norma? Innanzitutto l’onere delle verifiche e della due diligence pesa sul produttore e quindi su chi immette il prodotto sul mercato. Un recente rapporto dell’organizzazione no-profit Earthsight, pubblicato sulla rivista Forest Policy and Economics, rileva che l’uso della maggior parte delle certificazioni di terze parti non sarà sufficiente per soddisfare i nuovi requisiti. I sistemi di tracciabilità utilizzati dalle certificazioni non coprono totalmente le richieste della nuova normativa e in ogni caso il rapporto dimostra che in diversi casi i sistemi di certificazioni non sono così rigorosi con la verifica di certi requisiti.
Come dicevamo, la responsabilità del rispetto della norma ricade su chi immette il prodotto sul mercato, e quindi i brand si stanno preparando ad inasprire i controlli sui fornitori. Si parla di sanzioni fino al “4% del fatturato comunitario dell’azienda” o “la confisca o l’esclusione da finanziamenti o appalti pubblici”.
Il regolamento UE sulla deforestazione entrerà in vigore il 30 dicembre di quest’anno, salvo ripensmenti. Le imprese dovranno raccogliere informazioni, come le coordinate geografiche da cui provengono le materie importate, così come dimostrare attraverso dichiarazioni di aver esercitato la necessaria diligenza affinché non ci siano rischi legati alla deforestazione.
Forse sono stata troppo sintetica, ma ci torneremo sopra, concentrandoci anche sugli ostacoli che il settore della pelle incontra nell’adeguarsi al regolamento. Ricordatevi che è effettuare una due diligence sulla propria catena di fornitura è un tipo di attività per la quale tutti si devono organizzare. Secondo i bene informati, il nuovo Regolamento ha individuato una serie di prodotti di prima applicazione, ma la lista è destinata ad allungarsi: si pensa già alle viscose. Quindi è una rivoluzione che presto coinvolgerà l’intero settore moda.
Intanto vi lascio al vostro caffè, fino a quando possiamo permettercelo.
Buona lettura!
Ci vogliono il talento creativo e quello produttivo per creare un prodotto bello e significativo. Senza filiera produttiva, per New York è difficile rimanere nella rosa delle capitali mondiali della moda: una indagine di McKinsey & Company mostra come fatturato del fashion e numero di studenti a New siano in preoccupante calo.
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Moda, 15 milioni a fondo perduto per progetti su digitale e green - Il Sole 24 Ore
Vi ricordo che la prossima settimana a Biella il 19 e il 20 settembre ci sarà il Natural Fiber Connect, una bella occasione di incontro per il mondo dei produttori di fibre naturali. Qui il programma.
La manifestazione farà tappa a Prato il 18 settembre, con un incontro dedicato al riciclato e alla presentazione del nuovo “Materials Matter Standard” di Textile Exchange. Io modererò l’incontro: il tema è molto interessante, spero di incontrarvi.
Innanzitutto volevo ringraziare tutti e tutte per avermi scritto nei giorni scorsi, per rispondere alla mia richiesta di collaborazione. E’ bello sentire l’energia che c’è intorno al mondo della moda sostenibile.
Per condividere le vostre idee e i vostri progetti potete scrivermi a silvia@solomodasostenibile. Io intanto mi preparo a una settimana piena di appuntamenti: sono certa che avrò tante cose da raccontarvi.
Prima di salutarvi, non mi resta che augurarvi buon weekend.