Quella che si è appena conclusa è stata una settimana piena di novità: con l’avvicinarsi della scadenza della Commissione Europea, c’è una vera e propria corsa a cercare di chiudere tutte le cose che sono in una fase avanzata di discussione. E’ così che ci sono state diverse novità: è difficile stare al passo con i cambiamenti, ma non si può rimanere indietro.
Anche se nelle ultime settimane non ve ne ho parlato, sono tempi duri per il settore moda: i distretti sono tutti in grande difficoltà, le aziende sono ferme o quasi, i brand non sono in grado di fare previsioni. E’ un tema difficile da affrontare, perché la vita di tante persone e di tante famiglie dipende da questo settore ed è difficile scegliere cosa fare quando si è in una situazione di emergenza. Eppure, non si può stare fermi.
Il sistema sembra essersi inceppato, è inutile produrre se non c’è chi compra e ci sono già troppi magazzini pieni di invenduti per aggiungerne altri. E allora che si fa? Forse tenere occhi e mente aperti, approfondire, creare nuove connessioni, potrà aiutare qualcuno a trovare l’idea giusta. Mi sembra evidente che niente sarà come prima, ma allora come sarà? Ci servono pionieri e pioniere che facciano da apripista e ci accompagnino verso nuovi modelli di business: perché di questo si parla, di trasformare il modo di fare le cose e trovare un nuovo equilibrio.
Non credo che degli interventi normativi possano stimolare questi cambiamenti, ma sicuramente stanno cambiando le regole del gioco e quindi devono essere adattate anche le strategie delle aziende. Tenersi informati è importante per abbracciare il cambiamento: io cerco di aiutarvi in questo.
Cosa è successo in Europa in questi giorni
CORPORATE SOCIAL SUSTAINABILITY DUE DILIGENCE DIRECTIVE
Alla fine il 24 aprile il Parlamento Europeo è riuscito a dare il via libera all’accordo provvisorio sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive. Adesso toccherà al Consiglio convalidare l'accordo, nel mese di maggio. La direttiva, una volta pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'UE, verrà applicata gradualmente: si partirà dalle imprese più grandi, che dovranno adeguarsi entro il 2027 e poi ci sarà un ulteriore allargamento alle società di medie dimensioni, entro il 2029. Secondo l'accordo finale, le aziende dovranno svolgere la due diligence per identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull'ambiente derivanti dalle loro attività commerciali. Dovranno inoltre sviluppare piani di adattamento ai cambiamenti climatici per allineare il loro modello di business e la loro strategia agli impegni dell’Accordo di Parigi. Complessivamente in una prima fase dovrebbe riguardare 4500 imprese a livello europeo, quindi impatterà ben poco. Ma, visto che a me piace pensare positivo, diciamo che se non altro renderà operativa una modalità di approccio a questi temi che potrebbe essere estesa a un numero più ampio di imprese. Qui trovate il testo approvato.
PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE
Il 23 aprile il Parlamento Europeo ha approvato le sue osservazioni sulla proposta di Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, che prevede nuove regole per migliorare la riutilizzabilità, la riparabilità, l’aggiornabilità e la riciclabilità dei prodotti venduti nell’UE. Questa normativa è molto importante per il futuro del settore, è importante seguire tutti i passaggi. Ecco il testo adottato.
REGOLAMENTO PACKAGING
Il giorno successivo è stata adottata la revisione del regolamento sugli imballaggi, progettata per rendere il packaging più sostenibile e ridurre i rifiuti di imballaggio nell’UE.
Le norme includono obiettivi di riduzione degli imballaggi (5% entro il 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040) e impongono ai paesi dell’UE di ridurre, in particolare, la quantità di rifiuti in plastica. Per ridurre gli imballaggi “non necessari”, è previsto un rapporto massimo di spazi vuoti del 50% per gli imballaggi raggruppati, per il trasporto e per l'e-commerce; produttori e importatori dovranno inoltre garantire che il loro peso e il volume siano ridotti al minimo.
Alcuni tipi di imballaggi in plastica monouso saranno vietati dal 1° gennaio 2030. Questi includono imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata, imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, porzioni individuali, imballaggi in miniatura per prodotti da toilette e borse di plastica molto leggere (sotto i 15 micron).
Per prevenire effetti negativi sulla salute, il testo prevede inoltre il divieto dell’uso di PFAS al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con gli alimenti.
Adesso si aspetta l'approvazione definitiva del Consiglio, a maggio, e poi l’atto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'UE. Ecco il testo.
NORME CONTRO IL LAVORO FORZATO
Il 23 aprile, il Parlamento europeo ha dato la sua approvazione definitiva al regolamento che vieta alle aziende dell’UE di rendere disponibili nell’UE prodotti che contengono lavoro forzato o di esportarli all’estero. Una volta ottenuta l'approvazione definitiva anche da parte del Consiglio, e dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'UE, gli Stati membri avranno 3 anni per applicare le nuove norme. Anche questa norma impatterà sul tessile, ad esempio sull’approvvigionamento delle materie prime: una parte del cotone cinese o quello proveniente dall’Uzbekistan saranno colpiti dal bando e le aziende dovranno accertarsi di non approvvigionarsi con materiali che provengono da queste aree. Il bando riguarderà anche le varie fasi di lavorazione. Qui trovate il testo approvato.
LA COMMISSIONE HA DEFINITO GLI “USI ESSENZIALI” DELLE SOSTANZA CHIMICHE DANNOSE
La Commissione ha adottato criteri e principi guida per definire gli “usi essenziali” delle sostanze chimiche più dannose.
Il concetto di “usi essenziali” aiuta a valutare quando è giustificato, da un punto di vista sociale, l’uso delle sostanze più dannose. Nei casi in cui l'uso è necessario per la salute e/o la sicurezza, e/o è fondamentale per il funzionamento della società, e se non esistono alternative accettabili, questa sostanza può continuare ad essere utilizzata per quello scopo per un certo periodo di tempo.
L'obiettivo generale di questo concetto è quello di raggiungere una maggiore efficienza normativa e prevedibilità per le autorità, gli investitori e l'industria per un'eliminazione graduale più rapida delle sostanze più nocive negli usi non essenziali, concedendo più tempo per l'eliminazione graduale degli usi che sono essenziali per la società. Aiuterà inoltre l’industria a orientare e dare priorità agli investimenti in prodotti chimici innovativi e sostenibili.
Questo atto rappresenta una integrazione importante alla “Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità”, che include il divieto dell’uso delle sostanze chimiche più dannose nei prodotti di consumo come articoli di puericultura e materiali a contatto con gli alimenti e tessuti, a meno che questi usi non siano dimostrati essenziali per la società, e la garanzia che tutte le sostanze chimiche siano utilizzate in modo più sicuro e sostenibile. Ecco il testo approvato.
Se volete approfondire questo tema, vi consiglio di leggere il report rilasciato la scorsa settimana dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), dove è contenuto un quadro di indicatori per valutare le cause e l’impatto dell’inquinamento chimico. Dal rapporto emerge che, mentre in alcune aree la transizione sta progredendo, in altre è appena iniziata. Lo trovate qui.
UNO SGUARDO AGLI USA
Il Senato del Maine ha votato all'unanimità un disegno di legge volto a modificare le leggi relative alla prevenzione dell'inquinamento da PFAS. Il disegno di legge impone ai produttori e alle aziende con 100 o più dipendenti di rivelare la quantità di PFAS utilizzata nei loro prodotti e mira a eliminare gradualmente la maggior parte dei prodotti contenenti PFAS nel Maine entro il 2032. Il disegno di legge attende ora la firma del governatore del Maine per essere definitivo. Ecco il testo.
Mi sa che oggi vi ho annoiato un po’: la prossima settimana vi racconterò qualche storia interessante per farmi perdonare!
Sorry, consolatevi con un caffè!
Sono sempre più numerosi i brand africani che si stanno affacciando sul mercato, proponendo un concetto moda nuovo, che crea un mix inedito di tradizione e innovazione. Partirà da qui la rivoluzione dello stile dei prossimi anni?
Ne ho parlato con Francesca De Gottardo, founder del brand Endelea, che tra Italia e Tanzania propone un concetto di moda etica che fonde in maniera perfetta questi due mondi.
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Da leggere:
Pfas nelle giacche a vento per bambini: rintracciate le sostanze chimiche nocive nel 63% dei test - Repubblica Green&Blue
Acque reflue, dall’UE monitoraggi più rigorosi anche per PFAS e microplastiche - EconomiaCircolare.com
I designer internazionali che celebrano il rapporto tra i loro Paesi d’origine e l’Italia - Linkiesta
Le persone sono cruciali per le strategie di crescita, anche nell’era della tecnologia - Il Sole 24 Ore
L’era del quiet luxury è davvero finita? - NssMagazine
Eccoci ai saluti, anche per oggi. Molti voi saranno in pausa per questi ponti: godetevi ogni momento! La prossima settimana si annuncia interessante, poi sabato vi racconto. Se avete qualcosa che volete raccontarmi: silvia@solomodasostenibile.it
Sto continuando a raccogliere i materiali per la biblioteca del mio SMS Lab: se volete inviare dei campioni, potete inviarli a Silvia Gambi - Via Magnolfi 35 - 59100 Prato. Vi ringrazio in anticipo per il vostro aiuto!